Per attrarre investimenti dall’estero e favorire la delocalizzazione delle multinazionali, il Regno Unito ha fissato un’aliquota fiscale per le società pari 21% (che diventerà il 20% nel 2015) rispetto al 30% della media europea, e nessuna imposta locale. Inoltre, la “Corporate Tax Road Map” ha fissato obiettivi di politica fiscale legati a principi semplici, un sistema stabile, ed una semplificazione nella trasparenza normativa.
Oltre all’imposizione più bassa, in UK esiste un regime di tassazione dei redditi esteri meno complesso ed oneroso, esenzioni sui dividendi e capital gain generose, convenzioni internazionali più favorevoli (specie con gli USA), ritenute su interessi e dividendi pagati molto basse o in certi casi nulle, regime agevolati per la ricerca (patent box) che riduce al 10% la tassazione.
Gli stabilimenti italiani FIAT continueranno a pagare le tasse in Italia, tuttavia, spostando la direzione ed il controllo in Inghilterra molti costi ribaltati dalla casa madre inglese alle controllate italiane (ad esempio le “management fees”) favoriranno la tassazione in Italia spostando i redditi in Inghilterra.
I dividendi pagati dalle controllate italiane alla casa madre inglese per la direttiva madre figlia non sconteranno ritenute. Infine, le convenzioni internazionali UK/USA dovrebbero favorire gli investimenti statunitensi.